La ragazza con il foulard
Accolgo alla porta del mio centro tante persone, conosco perfettamente le storie di ognuna di esse. Alcune però rimangono più impresse e toccano maggiormente rispetto ad altre.
Ricordo ancora quella mattina di Maggio quando conobbi Lisa.
Entrò come un uragano nel mio centro, una ragazza bellissima, alta e mora, con due occhi verdi strepitosi. Venne per effettuare un trattamento corpo e, di lì a poco, entrammo subito in empatia.
Avevamo molte cose in comune, tra l’altro eravamo coetanee. Il nostro rapporto divenne in breve tempo un vero rapporto d’amicizia.
Ci frequentavamo anche all’esterno. al punto che le nostre figlie divennero compagne di merenda. Lisa era una stilista in un’atelier prestigioso, disegnava foulard.
Aveva le mani d’oro, disegnava veri capolavori, era attenta all’accostamento dei colori, ai particolari, alla scelta delle stoffe.
Ogni volta, alla vigilia della presentazione di una collezione, amavamo effettuare il nostro rito scaramantico.
La sera prima ci deliziavamo con una bottiglia di vino e cioccolatini mentre lei mi mostrava in anteprima le sue creazioni.
Ci divertivamo moltissimo, lei teneva particolarmente al mio giudizio e si fidava del mio gusto.
Era una donna veramente in gamba, una mamma perfetta, una moglie impeccabile, quasi faceva invidia per come riusciva a gestire tutto.
Io al contrario mi sentivo una frana con lode. Aveva solo un difetto: non amava essere contraddetta.
Una mattina si presentò al suo appuntamento nel mio centro con una busta, dentro c’erano due biglietti aerei per me e per lei.
Mi disse: “ Prepara le valige ce ne andiamo un weekend a Dubai”.
Aveva deciso di condividere con me il suo premio produzione.
Fu un weekend memorabile all’insegna del relax e del divertimento, se non fosse stato che nel bel mezzo di una degustazione di vino mi spiazzò confidandomi che erano mesi che provava a realizzare il progetto di un secondo figlio.
Mi accorsi che nel dirmelo la sua espressione assunse un tono un po’ turbato.
Io cercai di sminuire questa sua preoccupazione rassicurandola che probabilmente si trattava di un momento di forte stress e che la situazione sarebbe rientrata quanto prima.
Non ero abituata a vederla in questo stato e devo ammettere che le sue parole mi destabilizzarono un po’.
Non riprendemmo mai più questo discorso, forse per scelta di entrambe.
Io evitai di tirarlo fuori attribuendo la colpa a quel bicchiere in più, il nostro rapporto in fondo era bello proprio perché ci rispettavamo reciprocamente.
3 foulard
Arrivò la vigilia della presentazione della collezione autunnale e di conseguenza la nostra serata. Purtroppo non fu come tutte le altre.
Mi chiese di non vederci nel suo studio, ma a casa sua e giustificò questo cambio di programma dicendomi che non si sentiva molto in forma, che il lavoro degli ultimi giorni era stato piuttosto impegnativo.
Iniziammo a cenare e come sempre parlammo del più e del meno, le classiche frivolezze fra donne.
Poi ad un certo punto tirò fuori una cartellina nera e me la passò tra le mani, mi accorsi che tremava un po’.
Aprìi la cartellina e trovai solo tre bozzetti, li guardai esterrefatta.
Erano incantevoli e le dissi: “Lisa ma hai disegnato solo tre campioni?”.
Mi rispose con un’aria beffarda “Eh già, questa collezione l’ho ideata per me…”
Giuro che non riuscivo a seguirla e credo che lei si accorse del mio disorientamento, così incalzò “Angi… ho un carcinoma ovarico al terzo stadio, indosserò io quei foulard per nascondere le conseguenze delle cure se ce ne saranno”.
La vita mi stava riproponendo nuovamente uno scenario al quale non pensavo più di prendere parte.
Qualcuno aveva riavvolto quel maledetto nastro e poi aveva premuto il tasto play.
Non ero pronta lo ammetto, impiegai qualche giorno per metabolizzare quanto accaduto e quanto sarebbe accaduto.
Tra le due la più debole in materia ero io e lei lo sapeva bene.
In un istante ero stata catapultata indietro nel tempo, ero tornata adolescente, avevo paura.
Fu complicato per me rimanere lucida.
Quando ti succede la prima volta l’ignoranza è un’ottima alleata, gli eventi si susseguono giorno dopo giorno e tu da profana sei in balia di questi.
Quando devi disputare la partita per la seconda volta, sai già cosa ti aspetta perché il tuo avversario lo conosci bene.
Sai che è un avversario che commette falli, che gioca sporco, è sleale e non ha nulla da perdere.
La forza mi venne data un pomeriggio mentre guardai le bambine giocare, la loro innocenza era disarmante e non potevo permettere che tutto questo intaccasse la magia del loro mondo.
Se anche non fossi stata in grado di farlo per me, l’avrei comunque fatto per loro.
Lisa avrebbe subito un intervento invasivo senza precedenti, di lì a poco avrebbe messo la parola fine al suo desiderio di maternità.
Quale donna merita una sofferenza così atroce? E soprattutto perché?
Io non ho ancora trovato una risposta a queste domande e forse non la troverò mai, ma ho colto un aspetto profondo… la vita toglie e ci dà in egual misura.
Lontane
Lisa non rispettò i miei tempi e rifiutò il mio aiuto facendomi diventare una stoffa di poco valore senza più poter avere un posto speciale nel campionario del suo cuore.
Aspettai speranzosa con il passare degli anni di tornare a guardarci come un tempo, cosa che un giorno all’improvviso accadde, ma furono solo i miei occhi a guardare nella sua direzione.
Era lì a poche decine di metri da me, spingeva un’altalena e sorrideva con dolcezza, come si è soliti fare quando si guarda un bambino piccolo.
La pelle di quel piccolo splendore era color cioccolato e non potei fare a meno ripensare alle nostre serate “cioccolatini e vino” mentre il mio viso si bagnava.
Lisa aveva fatto una scelta, quella di cambiare la vita al piccolo Manu e di rendergliela migliore, tenendolo per sempre con sé e accudendolo come solo una mamma sa fare.
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